ALFREDO CUOMO (1933-2009)
Il FONDATORE
UNA TESTIMONIANZA
by Sandy Lieberson CBE
Film Producer and Educator
Awarded Commander of the Most Excellent Order of the British Empire in recognition of his services to the Film industry-2012
È il 10 febbraio 2012 e sto guardando delle fotografie e dei video di Alfredo Cuomo. Si trova circondato da un gruppo di bambini indiani tutti sorridenti e gioiosi; sono alunni della scuola Santa Teresa di Chennai. Conosco Alfredo da cinquant’anni e non l’ho mai visto così felice. Alfredo non è un europeo in visita in terra lontana, sembra far parte di questo gruppo di bimbi in un ambiente che lui ed Elena Cuomo hanno creato. Sì, è il mio caro amico Alfredo: pensavo conoscerlo molto bene… ma è diventato un’altra persona. Non qualcuno che ha cambiato la sua professione o si è trasferito in un’altra casa, ma un Uomo che ha cambiato il suo modo di essere e di pensare. Mi meraviglio di ciò che ha raggiunto e mi fa riflettere e pensare su ciò che ci motiva e ci guida nella vita. Alfredo ha lasciato dietro di sé una grande carriera nel mondo del cinema e della televisione per dedicarsi a qualcosa di molto più profondo, impegnativo e gratificante. Trovò un modo per usare il suo successo e la sua fortuna per aiutare i bambini che avevano disperatamente bisogno di lui. Né Alfredo, né Elena lo sapevano quando fecero quel viaggio decisivo nel Tamil Nadu nel 1999. Questo viaggio ha cambiato le loro vite e quelle di moltissimi bimbi…Qual è stata la strada che ha portato Alfredo ed Elena a Chennai e alla creazione della Fondazione Cuomo?
Ho incontrato Alfredo per la prima volta a Roma nel 1961. Ero appena arrivato da Hollywood per iniziare a lavorare come agente che rappresentava molti dei grandi registi e attori che lavoravano in Italia. Il cinema italiano stava esplodendo con alcuni dei più importanti film e registi della storia del cinema: Fellini, De Sica, Risi, Sordi, Mastroianni, Gassman, Vitti, Loren, Visconti, Pasolini, Antonioni, Goddard, Leoni e Ava Gardner… e nel bel mezzo di questa rinascita del cinema italiano del dopoguerra e della Dolce Vita c’era Alfredo Cuomo.
Alfredo, nato e cresciuto a Roma, scelse di studiare Legge ma era destinato a non praticarla mai. Mentre studiava giurisprudenza, gli venne attribuita la ricercata e prestigiosa borsa di studio Fulbright Scholarship per studiare presso l’Università del Wisconsin a Madison, nel Stati Uniti. Il Wisconsin, la “terra dei Grandi Laghi” e degli inverni sottozero fu, per un anno, la casa e il luogo di studio di Alfredo. Amava la libertà degli Stati Uniti e alla fine del suo percorso, armato di un perfetto inglese, tornò a Roma e gli fu offerta una posizione nell’Ufficio Stampa presso l’Ambasciata degli Stati Uniti, dove entrò in contatto con il mondo del giornalismo. Dopo pochi mesi, il leggendario produttore cinematografico, Dino De Laurentiis, assunse Alfredo per mettere i suoi contatti giornalistici e la conoscenza dell’inglese al servizio dell’industria cinematografica italiana.
“C’è solo una religione, la religione dell’amore. C’è solo una lingua, la lingua del cuore. C’è solo una casta, la casta dell’Umanità…”
– Sathya Sai Baba
L’intelligenza e il fascino di Alfredo divennero una risorsa per la promozione e la vendita di questi nuovi film italiani ad un pubblico internazionale.
Il primo film a cui Alfredo lavorò fu “I Due Nemici” (1961) con Alberto Sordi e David Niven, una commedia sullo scontro tra la cultura inglese e italiana durante la Seconda guerra mondiale. È stato prodotto da Dino De Laurentiis e diretto dal famoso regista britannico, Guy Hamilton. “I Due Nemici” divenne uno dei primi successi internazionali del dopoguerra e si rivelò un debutto fondamentale per Alfredo Cuomo come whiz kid promoter del Cinema italiano. Alfredo, un giovane italiano, bello, dinamico e brillante il cui destino era quello di entrare a far parte dell’Industria cinematografica internazionale.
Questo è anche l’inizio del fenomeno dei paparazzi … Alfredo conosceva i paparazzi e loro conoscevano Alfredo. La conoscenza di questo ambiente aiutò Alfredo a scoprire il mondo dell’editoria e le nuove riviste di gossip come “Gente, Oggi, Chi, e Grazia” che usò per promuovere i film, quasi come una scena di Fellini nel film “Otto e mezzo”.
In quei primi anni ’60, a Roma, eravamo fuori quasi tutte le sere: Via Veneto per guardare le celebrità, Piazza del Popolo per parlare, discutere, bere caffè, sambuca e grappa fino alle prime ore del mattino in compagnia di Clint Eastwood, Jack Palance, Anita Ekberg, Alain Delon, Robert Aldrich… Alfredo aveva una grande energia e una vera curiosità anche per il mondo della politica. Era il periodo dell’ascensione del Partito Comunista Italiano, dei fascisti del MSI e, naturalmente, dell’invasione della cultura americana. Alfredo nutriva una grande passione per il cinema, le Arti e tutto ciò che era nuovo.

Dalla comunicazione alla produzione di film, il passo è stato breve. La sua prima produzione fu “Tepepa” (1969) con Orson Welles e Tomas Milian. Da lì stabilì un partenariato con il regista italiano Dario Argento, quello americano George Romero e lo scrittore Stephen King. Il suo lavoro da produttore fu notevole: sette film che furono dei successi mondiali. L’ultimo film che Alfredo ha prodotto fu il pluripremiato “Dogville” di Lars Von Trier (2003), interpretato da Nicole Kidman, Ben Gazzara e Lauren Bacall.
Mentre continuava a produrre, Alfredo trovò un modo per soddisfare l’insaziabile appetito della televisione italiana assicurandosi i diritti italiani a di oltre duecento dei film americani più importanti tra cui il film di maggior successo nella storia del cinema“Titanic” del regista James Cameron.
Fu durante questo periodo che Alfredo iniziò ad esplorare e viaggiare per il mondo: Yemen, Siria, Egitto, India, Cuba, Africa, Asia e America Latina. In questi numerosi viaggi sviluppò le proprie competenze come fotografo. Tutto è iniziato come un passatempo ma poi è diventato una delle sue grande passioni. Iniziò a costituire una collezione di arte, scultura, arazzi e maschere di livello mondiale. La sua collezione rifletteva la sua capacità eclettica ed istintiva di identificare degli oggetti che, prima di tutto amava, e che sarebbero diventati una preziosa collezione d’arte internazionale.
Mentre Alfredo ed Elena viaggiavano durante gli anni Ottanta e Novanta i loro occhi si aprirono alle bellezze di questi paesi remoti ed esotici, e alle loro culture uniche. Fu in questi viaggi che nacque il primo libro fotografico di Alfredo: I Love My India pubblicato nel 2001.
Durante questo periodo, Alfredo si rese conto che voleva condividere il suo successo e la sua fortuna in maniera positiva. Sentiva che, attraverso l’Educazione, poteva dare un contributo alla società e ai bambini più bisognosi. Ebbe diversi approcci e fece varie richieste allo Stato Vaticano, ma non riuscì a trovare un modo per coinvolgerlo. Alfredo non voleva solo donare denaro ad un ente di beneficenza, ma creare un’iniziativa che potesse realizzare un progetto che avrebbe avuto al centro l’Istruzione a beneficio dei bambini dei paesi che aveva visitato.


Fu nel 1999 quando Alfredo ed Elena viaggiarono in India, un paese che entrambi amavano moltissimo. Arrivarono a Chennai, precedentemente noto come Madras, situato sulla costa meridionale, vicino al Golfo del Bengala nello Stato del Tamil Nadu. Per coincidenza Chennai ospita la fiorente industria cinematografica Tamil resa famosa attraverso i film del grande Sajajit Ray.
Lontani dalla città affollata e rumorosa, passeggiavano lungo la spiaggia davanti ai villaggi di pescatori. Alfredo, che portava tre macchine fotografiche, era seguito da un gruppo di bambini sempre più numerosi. Vestiti con le divise scolastiche, i bimbi portarono Elena ed Alfredo in un’area dove c’era un tempio indù e una chiesa cristiana di colore rosa. Entrando nella chiesa scoprirono che era piena di bambini seduti sul pavimento per assistere alle loro lezioni. Fu in questo momento che il desiderio di Alfredo, nel promuovere l’educazione per i bambini, sarebbe diventato una realtà, qui in India.
Il sacerdote disse loro che i bambini avevano bisogno di un dormitorio perché vivevano nella scuola e dormivano sul pavimento.
Nel 2001 è stata creata la Fondazione Cuomo per prendere in carico tutti i progetti. L’idea principale era che la Fondazione non doveva agire come una banca per distribuire dei fondi, ma creare un’organizzazione con un cuore e un’anima. La Fondazione doveva supervisionare ogni progetto intrapreso. Alfredo prese la decisione che la Fondazione sarebbe stata il suo lavoro a tempo pieno e non è mai stato più felice di allora. Alfredo non è mai stato senza un’idea per un nuovo ed emozionante progetto della Fondazione Cuomo. Durante i suoi viaggi Alfredo si interessò al buddismo e trascorse numerosi anni a studiare la loro tradizione e filosofia. Lo ispiro a pubblicare “Land Of Gold” (2006) che gli desse l’opportunità di utilizzare la sua conoscenza della fotografia per esprimere i suoi sentimenti per la cultura buddista. E questo mi riporta alle fotografie di Alfredo ed Elena alla scuola di Chennai. Modestia, sensibilità, un’enorme capacità di amore e generosità. Un uomo di cultura nel rispetto delle tradizioni ma affascinato per il nuovo. Qualcuno che è stato in grado di ispirare i giovani e metterli sulla strada di una vita migliore. Queste sono alcune delle qualità che riconosco in Alfredo.
La sua scomparsa nel 2009 è stata una tragedia per Elena, la sua famiglia e gli amici ma anche per le migliaia di bambini che ha aiutato. Ma Alfredo non era per l’autocommiserazione, quando apprese di essere malato, organizzò con Elena la sua successione e la gestione della Fondazione dopo la sua morte.
Quelli di noi che conoscevano Alfredo sono oggi persone migliori per aver avuto l’opportunità di stargli accanto e per Elena e la Fondazione Cuomo il suo spirito e le sue convinzioni continuano a migliorare la vita delle generazioni future.

Sandy e Alfredo in Roma,1970
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Alfredo Cuomo
Un Tributo
di Marino de Medici
Alfredo Cuomo era attaccato ai suoi sogni e cercava coraggiosamente di realizzarli. La sua vita è stata guidata dalla curiosità, dalla sete inestinguibile di vedere nuovi luoghi e di provare strade imbattute. So che era più di una curiosità intellettuale per le cose nuove, era qualcosa di più simile a una passione suscitata da un occhio acuto e da un atteggiamento irrequieto. So tutto questo perché sono nato cinque giorni dopo Alfredo e abbiamo passato anni insieme da adolescenti. Abbiamo divorato i romanzi di Emilio Salgari, il creatore di avventure di cappa e spada in luoghi esotici lontani, dall’India alla Malesia, con una serie di personaggi eroici indimenticabili come Sandokan e le tigri di Mompracem. Il destino di Alfredo era quello di scoprire i luoghi che Salgari aveva descritto senza mai lasciare l’Italia settentrionale. In quei mari e giungle leggendari Alfredo realizzò i suoi sogni che ora danno riparo, speranza e conforto a migliaia di giovani e anziani in tre continenti come beneficiari della sua generosità tramite la Fondazione Cuomo.
Ricordo Alfredo insieme a Salgari, mentre entrambi ci sforzavamo di uscire dai confini del nostro quartiere di Roma per affrontare le sfide di una nuova parola. Sapevamo entrambi quello che volevamo dopo aver sofferto le difficoltà di anni di guerra e devastazione nel nostro paese. Entrambi abbiamo parlato di viaggiare in un mondo in pace con gli occhi spalancati. Alfredo aveva una mente preparata mentre si imbarcava in un viaggio che lo avrebbe portato in giro per il mondo. Entrambi abbiamo vinto una borsa di studio Fulbright per studiare negli Stati Uniti.
Mentre era lì, Alfredo viaggiò dal suo college in Wisconsin alla California, dove sviluppò la conoscenza e l’intuizione che si aprirono verso il successo nel mondo arte cinematografica e della distribuzione. Sono diventato un corrispondente straniero, con sede a Washington, e ho viaggiato per il mondo coprendo colpi di stato in America Latina e la guerra in Vietnam.
Le nostre strade si sono divergenti. II destino ha uno strano modo di riunire le persone e poi dividerle, senza volontà o colpa loro. Era nel DNA di Alfredo salire a grandi altezze con la pura determinazione e il dono per gli affari. Eppure, è stata la sua curiosità che lo ha spinto fino a quelle altezze. Ha concentrato la sua mente e incanalato la sua creatività, non solo nel business, ma attraverso il mirino di una macchina fotografica. È stata la curiosità che ha nutrito l’ambizione della sua mente e la passione del suo cuore, e gli ha permesso di guardare negli occhi scintillanti di un bambino e il volto vuoto di anziano. La sua empatia ha catturato le persone bisognose e ha portato sorrisi alle labbra. I loro sogni si sono avverati, proprio come quei primi sogni selvaggi del ragazzo che conoscevo alle elementari.
Ricordando Alfredo Cuomo…

Mysterious Swannabhumi
“Suwannabhumi, la mitica terra del Sud Est asiatico, nella lingua del suo popolo è la “Terra dell’oro”. Comprende la Thailandia, il Myanmar, il Laos e la Cambogia e si estende dai confini meridionali della Cina fino alla punta dell’Indocina. Mentre tutte le città famose rivendicano questo ruolo, Nakhon Pathom in Thailandia è stata probabilmente la sua capitale tra il 139 a.C. e il 457 d.C. [….]”.
– Alfredo Cuomo

I love My India, Tributo all'India di Alfredo Cuomo, edito nel 2006
“L’autore della scritta sul muro di Chauki Ghat a Varanasi potrebbe essere stato un giovane studente indiano di ritorno da Londra o da New York o un entusiasta viaggiatore o, forse, solo uno dei tanti passeggiatori che camminano lungo i settantasei ghat di questa città sacra. Chiunque fosse, siamo completamente d’accordo con lui. Siamo troppo innamorati dell’India”.
– Alfredo Cuomo

12 Years of Commitment
Un racconto delle azioni condotte dalla Fondazione Cuomo nei primi 12 anni di vita. Un libro pubblicato da Maria Elena Cuomo, la presidente.

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